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La magica medaglia di Battocletti sui 10.000 olimpici

Nadia Battocletti, vincitrice dell'argento sui 10.000 (foto Grana - Fidal)
Nadia Battocletti, vincitrice dell'argento sui 10.000 (foto Grana - Fidal)

La medaglia sfuggita quattro giorni prima è poi diventata realtà per Nadia Battocletti alle Olimpiadi di Parigi. E con gli interessi perché è un argento sui 10.000 metri, a un passo dalla keniana Beatrice Chebet che dopo i 5000 (quelli dell’azzurra beffata dalla squalifica poi rientrata di Faith Kipyegon) completa la doppietta d’oro.
In pista la 24enne trentina ha incantato per la padronanza nella gestione tattica e la sicurezza nelle scelte, nonostante i problemi fisici vissuti prima e durante la gara. Anche quando il ritmo rallentava, con diversi contatti, è rimasta lucida a controllare in mezzo al gruppo, oppure brava a riportarsi a ridosso delle battistrada nelle fasi cruciali.
Quando manca un chilometro alla conclusione, con un transito in 28:01.28 con ancora dodici atlete nel drappello di testa, a due giri dal termine Nadia passa in quinta posizione mentre comanda la keniana Margaret Chelimo Kipkemboi (poi quarta in 30:44.58). Al suono della campana la bicampionessa europea ha cercato spazio all’interno corsia, poi nell’ultimo giro accade l’impensabile, con le tre keniane davanti all’azzurra che insiste alla corda. Poi all’uscita dall’ultima curva, quando ha provato ad allungare la Chebet, l’atleta nonesa ha risposto subito, mettendosi in scia. Per qualche attimo sembra poterla impensierire, ma è un favoloso argento migliorando di quasi otto secondi il suo record italiano dell’oro agli Europei di Roma (30:51.32).
Fuori dal podio anche Lilian Kasait Rengeruk (Kenya), quinta in 30:45.04, ma soprattutto l’etiope campionessa iridata ed ex primatista del mondo Gudaf Tsegay, sesta con 30:45.21. È la prima medaglia olimpica azzurra della storia nei 10.000 al femminile.
«Sono fiera di me, della grinta che ci ho messo. Negli ultimi 500 metri avevo gli occhi aperti, sbarrati, per vedere quello che succedeva cercando di accodarmi subito appena si muovevano. Mi sono detta: no, adesso non mi scappate», le parole di una raggiante Nadia Battocletti. «E gli ultimi 100 metri sono stati allucinanti, ho seguito alla perfezione le atlete che mi avrebbero portata avanti e perciò sono rimasta all’interno. Sentivo tutto il tifo degli italiani che mi spingevano sempre più avanti. Mi avevano raccontato che le Olimpiadi sono molto più difficili degli Europei, ma a me piacciono le cose difficili. L’avvicinamento non è stato semplice, perché sono stata poco bene anche al termine dei 5000 del lunedì sera e devo ringraziare lo staff sanitario, dopo i fastidi delle scorse settimane che mi hanno obbligato a ridurre il carico di lavoro. E se penso che di solito arrivo al chilometraggio giusto solo per i 5000 metri...».
Strategico è stato soprattutto l’approccio alla competizione di Nadia: «Volevo divertirmi ancora un po’ e a differenza dei 5000 sono entrata in pista con il sorriso, con leggerezza e spensieratezza. Forse la mia testardaggine e la voglia di mettermi in gioco mi hanno portato alla medaglia. Era soltanto la quarta gara della mia carriera sui 10.000 metri. In riscaldamento però non è andata come speravo, dopo una decina di minuti ho sentito fitte al tendine e al calcagno, allora il fisioterapista Carlo Ranieri ha messo un tape che nel corso della gara si staccava sempre di più finché è arrivato sotto la scarpa e il male era forte. Ringrazio tutti gli italiani che in questi giorni mi hanno riempito di messaggi, di affetto, di felicità».

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