Sventola la bandiera elvetica sull'edizione 2008
Lo scettro di ghiaccio di Daone ha un nuovo padrone. Il re dell’edizione 2008 della gara di “difficoltà” è infatti lo svizzero Simon Anthamaten, che scrive per la prima volta il proprio nome sull’albo d’oro di questa prestigiosa manifestazione, gara d'apertura della Coppa del Mondo di ice climbing. L’austriaco Bendler ha fatto tutto il possibile per bissare l’acuto dello scorso anno, ma la giovane guida alpina elvetica è stata più abile nella seconda via e l’ha spuntata di un soffio. Solo settimo l’altoatesino Herbert Klammer, che nella seconda prova si è fermato assai presto. Troppo per poter salire sul podio nonostante il “top” della prima via.
Anthamatten, ventiquattrenne di Zermatt che l’hanno scorso aveva dato forfait per una importante spedizione in Patagonia, nella prima ascesa è arrivato ad un passo dalla conclusione, ma ha commesso un errore in zona 18. Meglio di lui hanno fatto Bendler e Klammer, ma Simon si è rifatto con gli interessi nella seconda prova: dopo la pausa di riflessione nelle zona di isolamento, si è lanciato verso i 26 metri dove i tracciatori avevano fissato il “top”, con grande determinazione, fermato dalla sirena solo sulla penultima presa. Una zona 31 che nessun altro atleta è riuscito a conquistare, nemmeno Bendler, che pure era partito a grande velocità. E, poiché il valore in classifica di ogni passaggio viene definito in base al numero di atleti che lo risolvono, tanto gli è bastato per mettersi tutti alle spalle, un po’ a sorpresa. Bendler si è fermato qualche centimetro sotto, una esitazione fatale.
Sul terzo grandino del podio l'altro svizzero Andreas Steindl, agilissimo nel primo percorso concluso con un top e non abbastanza determinato nella seconda manche, conclusa alla zona 19. Meglio di lui nella seconda frazione ha fatto il compagno di allenamento Patrick Aufdenblatten, pure lui elvetico, quindi a seguire i fratelli russi Alexey e Maxim Tomilov, entrambi in difficoltà sul primo percorso, decisamente meglio nel secondo anche per il tratto di velocità che più si addice alle loro caratteristiche.
Giornata negativa per Klammer, altoatesino della Valle Aurina, fantastico nel primo percorso concluso con un top nonostante fosse ripartito dopo un primo errore, incapace di passare il tetto nella seconda manche, probabilmente anche a causa delle energie ormai al lumicino. Bisogna ricordare che solo tre giorni fa era ancora a letto con la febbre.
Chiude il gruppo dei finalisti il sud coreano Park Hee Yong.
In campo femminile la vittoria è finita nella mani della svizzera Petra Müller, che si è presa una bella rivincita su Jenny Lavarda dopo la sconfitta dello scorso anno, quando l’atleta bassanese era riuscita a spuntarla abbastanza nettamente. Petra ha costruito il proprio successo sulle seconda via, quella più lunga, nella quale è riuscita a dare il meglio di sé. Giunta sul pezzo finale in dry tooling (a secco) con un buon anticipo, ha potuto affrontare gli ultimi passaggi con una certa tranquillità, giungendo fino alla presa blu di fine manche con qualche secondo di anticipo sulla sirena finale. La sua diretta avversaria, invece, arrivata con un pizzico di ritardo sul muro finale, dopo aver perduto qualche attimo in più sul cosiddetto “meteorite”, si è fatta prendere da un po’ di frenesia e ha perduto l’appiglio in zona 25. Un errore che le è costato il “top” e che ha evitato alla Müller lo spareggio. In caso di parità infatti (visto che nella prima via entrambe le atlete si erano arrese in zona 19) non si sarebbe guardato il tempo (che in questa disciplina vale solo come vincolo), ma si sarebbe proceduto ad una nuova sfida a due.
Sul terzo gradino del podio è salita la russa Maria Tolokonina, al suo esordio a Daone, che nella prima via ha tenuto il passo delle big (anche lei ha raggiunto zona 19), ma nella seconda si è fermata in zona 17, giusto sul “meteorite”, che richiedeva dalle climber una transizione laterale assai complessa. Quarta la diciassettenne svizzera Felicitas Feller (altro esordio), solo quinta la valdostana Anna Torretta, che ha pagato gli affanni della prima via (ha ceduto in zona 11), rimontando solo in parte nella seconda (chiusa in zona 18). Le altre due italiane giunte in finale si sono piazzate settima ed ottava, dietro alla russa Natalya Kulikova: la meranese Angelica Rainer si è fermata in zona 12 e poi zona 13, la bolzanina Barbara Zwerger in zona 10 e poi in zona 14. Già il fatto di essere arrivate fino all’ultima giornata di gara è comunque motivo di soddisfazione.
Si chiude dunque con un bilancio decisamente positivo la settima edizione dell'Ice Master World Cup, che nei tre giorni di gara ha visto la partecipazione di 100 climbers in rappresentanza di 16 nazioni, seguiti soprattutto la domenica pomeriggio da un numerosissimo pubblico. Ricordiamo che sabato è poi stato assegnato anche il Trofeo Cassa Rurale Adamello Brenta ai vincitori della prova di Coppa del Mondo di velocità. Gara che è stata dominata dallo sloveno Matevz Vukotic e dalla russa Maria Tolokonina.