Fra un mese si decide sul mondiale fiemmese
Ultimi trenta giorni di attesa e poi si saprà se la Val di Fiemme sarà mondiale per la terza volta, dopo le passate esperienze datate 1991 e 2003. Lo si saprà al congresso FIS di Città del Capo (Sudafrica) il 29 maggio prossimo, quando verranno assegnati i campionati mondiali del 2013 delle diverse discipline invernali, tra le quali lo sci nordico, per il quale Fiemme ha presentato la propria candidatura.
Il gruppo delle candidate si è dunque immesso sul rettilineo finale ed ora non resta che preparare lo sprint conclusivo, in attesa di sapere chi tra Oberstdorf (Germania), Lahti (Finlandia), Falun (Svezia), Zakopane (Polonia) e Val di Fiemme chiuderà a braccia alzate. Ad un mese dal verdetto, la posizione della località trentina sembra essere ottimale, forte delle recenti e brillanti esperienze delle finali del Tour de Ski 2007 e 2008, ma anche e soprattutto in virtù delle positive esperienze iridate del 1991 e del 2003. Due successi. E… se è vero che non c’è due senza tre…
Ma prima di parlare di ipotesi e di quello che potrebbe essere, è bene dare uno sguardo a quello che è stato, partendo dalla prima esperienza mondiale fiemmese del 1991, per quella che fu la prima rassegna iridata di sci nordico organizzata a sud delle Alpi, e dunque altro primato per l’”ombelico del fondo” italiano.
Un mondiale che si svolse in condizioni ottimali, con neve, freddo e bel tempo, e che rilanciò il movimento dello sci di fondo azzurro, capace di portare a casa ben 5 medaglie e creare le basi per successivi anni di successi. Cinque medaglie, tra le quali ci fu quella del “grillo” Maurilio De Zolt il quale, allora già quarantenne, riuscì a conquistare il quinto metallo individuale della carriera, terzo nella 50 km a tecnica libera vinta dallo svedese Torgny Mogren, davanti al compagno Gunde Svan. Al maschile il medagliere non regalò altre gioie ai colori azzurri, due volte medaglia di legno, prima con il padrone di casa Giorgio Vanzetta, quarto nella 15 km a tecnica libera davanti a De Zolt (quinto), poi con la staffetta (De Zolt, Albarello, Vanzetta, Barco), la quale fece segnare un marcato predominio scandinavo: vittoria alla Norvegia davanti a Svezia e Finlandia.
La vera novità dei Mondiali del 1991, però, risponde al nome di Stefania Belmondo, prima donna italiana a conquistare una medaglia iridata, ottimo bronzo nella 15 km a tecnica classica, dietro all’asso russo Elena Vaelbe e alla norvegese Dybendahl, le due grandi protagoniste del mondiale fiemmese, la prima alla vittoria anche nella 10 km TL, mentre la seconda s’infilò al collo l’oro della 5 km TC. La Belmondo ebbe il merito di aprire un vero e proprio ciclo per il fondo italiano in rosa, poi decollato grazie anche all’apporto di Manuela Di Centa, lei che presenterà ufficialmente il progetto fiemmese a Città del Capo.
Di Centa che, dopo la storica medaglia della Belmondo, conquisterà due bronzi, uno nella 5 km a TC e l’altro nella 30 km TL, una gara vinta dalla sovietica Egorova, davanti alla compagna Vaelbe (la Belmondo in quel caso fu quarta). Ma i metalli conquistati dalla squadra femminile furono ben 4, grazie ad una gioia di colore argento arrivata dalla staffetta composta da Bice Vanzetta, Manuela Di Centa, Gabriella Paruzzi e Stefania Belmondo, seconde dietro all’imprendibile Unione Sovietica, ma davanti alla Norvegia.
Ecco descritti in breve i contenuti della prima esperienza iridata fiemmese, quella che sancì la consacrazione della località trentina nell’elite del fondo mondiale, da allora mai più abbandonata. Mondiale che celebrò la Norvegia, prima nel medagliere con 10 metalli, mentre al via si presentarono in totale 364 atleti, in rappresentanza di 27 nazioni.
Proprio da lì iniziò una lunga cavalcata. Cavalcata che potrebbe portare in Trentino una terza rassegna iridata, che tutta la comunità fiemmese col supporto delle amministrazioni comunali sta attendendo con entusiasmo.