Tolokonina: «Merito di costanza nell'allenamento»
Esulta il grande protagonista di Daone Ice Master World Cup 2009 Markus Bendler appena appoggiate le due piccozze sul secondo top. “Non pensavo di andare così forte – ha commentato a fine gara – il tracciato era davvero impegnativo soprattutto nel tratto strapiombante. Sono doppiamente soddisfatto con me stesso per essere riuscito a chiudere anche la seconda via, anche se non avevo più motivazioni visto che il top nella prima zona mi aveva regalato automaticamente la vittoria. E' tutto fantastico. Sono felicissimo. Grande gara e grande organizzazione”.
La russa Maria Tolokonina è stata l’unica donna ad aver raggiunto il top, la sommità del percorso, in entrambe le prove della finale. La prima l’ha terminata nel tempo di 6 minuti e 17 secondi, la seconda in 5 minuti e 4. «Non mi aspettavo questo risultato dopo aver vinto anche la prova di velocità, che si è svolta sabato – ha commentato la ventiduenne russa – credevo di soffrire la stanchezza e di non riuscire ad esprimermi al meglio. Invece, ho trovato fin da subito la concentrazione e tutto è andato bene. Lo scorso anno, proprio qui a Daone, ero arrivata terza, quest’anno prima: sono davvero molto contenta del mio miglioramento». Maria aveva esordito a Daone nel 2003, quando aveva appena sedici anni. Da allora é cresciuta moltissimo, mettendo a frutto l’esperienza acquisita gara dopo gara. Qui a Daone ha dimostrato di avere una marcia in più rispetto alle altre atlete. «Il segreto è quello di allenarsi tantissimo, anche in palestra. Ma bisogna anche sapersi divertire, ogni gara dev’essere vissuta come un gioco».
Pienamente soddisfatta anche Lucie Hrozova, terza classificata nella prova di difficoltà. Vent’anni appena, ma una grinta da vendere, la graziosa atleta della Repubblica Ceca è raggiante per aver raggiunto il Top nella prima via: «É un peccato non aver ottenuto di più nella seconda prova, ho perso l’appiglio a metà gara, anche se avevo ancora tante energie per proseguire – dice –. Ho ancora tanto da imparare e non vedo l’ora di partecipare alle prossime gare per migliorare questo risultato e magari vincere una tappa di Coppa del Mondo».
Non è riuscita a bissare il successo dello scorso anno la svizzera Petra Müller, che si è dovuta accontentare del quarto posto. «Ho trovato le vie molte complicate e devo fare i miei complimenti ai tracciatori, che hanno fatto di tutto per farci penare – ha spiegato – Da una parte le modifiche alla struttura di gara hanno messo in difficoltà tutte le atlete (ciò si è reso necessario, perché il livello degli atleti aumentava di anno in anno, ndr). Dall’altra, la scelta della federazione internazionale di togliere i rostri (ramponi) nella parte posteriore degli scarponcini, ha complicato ulteriormente le cose. Però, in campo femminile, ne hanno guadagnato il gesto tecnico e la grazia dei movimenti».
Barbara Zwerger, bolzanina insegnante d’educazione fisica nella vita e appassionata arrampicatrice nel tempo libero, ha terminato al sesto posto ed è stata la migliore delle italiane. Anche Barbara condivide la scelta di abolire i ramponi sugli scarponcini e, di conseguenza, di modificare la tecnica della salita. «Specie per le donne – dice – perché è molto facile farsi male, come mi è successo lo scorso anno, quando mi sono ferita sulla natica. Certo, bisogna allenarsi di più, ma il divertimento è garantito. Sia per il pubblico che segue con il naso all’insù, sia per gli atleti. Oggi purtroppo non è andata benissimo perché nella seconda via, in finale, ho perso la concentrazione. É bastato un pizzico di disattenzione e ho perso l’appiglio nel passare dalla parte asciutta, in dry tooling, a quella ghiacciata ».
Subito dietro alla Zwerger si è piazzata Angelika Rainer, la forte meranese che lo scorso fine settembre è stata la prima donna a salire in arrampicata libera “Italia ‘61” (220m, 8a) la nota via aperta in artificiale nel 1961 da Bepi De Francesch, Quinto Romanin, Emiliano Vuerich e Cesare Franceschetti, sulla celebre parete sud del Piz Ciavazes nel Gruppo del Sella. Oggi la Rainer ha ottenuto un discreto settimo posto in finale. «Sono caduta nella seconda prova per un banale errore, anche se avevo ancora energie da spendere. In un certo senso mi ha penalizzato la frenesia di voler dare il massimo. Il mio obiettivo, per il 2009, è quello di salire sul podio in un’altra tappa di Coppa del Mondo». Nata nel 1986 a Merano, città nella quale risiede ancora oggi, sin dall’infanzia ha frequentato l’ambiente di montagna ed è così quasi automatico che nascesse il suo amore per il mondo delle vette. Nel 2007 ho vinto la Coppa Italia d’arrampicata su ghiaccio e d’arrampicata sportiva. L’anno successivo si è imposta a Saas Fee in Svizzera, nel circuito della Coppa del Mondo d’arrampicata su ghiaccio.
É stata una grande delusione la prova della vicentina Jenny Lavarda, ultima classificata in finale (undicesima assoluta). Vincitrice della Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio per due anni consecutivi, nel 2007 e nel 2008, seconda lo scorso anno a Daone nella prova difficoltà dietro all’austriaca Petra Müller, quest’oggi Jenny non è apparsa in gran forma. «Cerco sempre di dare il massimo a Daone, ma ho sofferto l’ansia da prestazione e non ho trovato la giusta concentrazione per la gara. Nella seconda via sono caduta dopo appena quattro minuti. Con le modifiche che sono state apportate da regolamento, dovrò abituarmi ad un altro modo di salita, puntando esclusivamente la parte anteriore del piede (e non il tallone, com’era consentito dai regolamenti fino a poco tempo fa). Spero di far meglio nelle prossime gare. La voglia di riscatto c’è ed è tanta».